Testo critico di Fabio Bianchi

La pittura contemporanea ha diverse sfaccettature, talora è sintesi estrema di forme e colori cioè di contenuti. Come le ultime opere di Paola Adornato, perfomer torinese protagonista di “Hot Chocolate”, personale allestita allo Jelmoni studio gallery. Fino al 31 luglio si potrà vedere una parte della sua produzione, quella sulla natura, l’altra invece è incentrata sull’archeologia industriale. Nata nel 1972, studi al Primo Liceo Artistico e poi all’Albertina di Torino con specializzazione in scultura, Adornato espone in Italia e all’estero dal 2000.

In “Hot Chocolate” trasfigura tutto, natura e società, umano e divino, con stesure di pochi colori assemblati nell’organicità. Utilizzare colori puri è usanza impressionista, via via contaminata dal Suprematismo di Malevic, dal “Color field painting” e da altri movimenti. Ma Adornato introietta anche l’icastica evidenza della Pop Art, non scordando la spiritualità di Klein e Rothko.

Fra le opere esposte – tutti acrilici su tela, dimensioni standard 60 x 60 cm – da vedere: “Hot Chocolate”, logo della mostra, sembra stimolare i sensi; “Bosco” è natura resiliente e trasparente; “Rebus” è ondivago e misterioso cablaggio di forme-funzioni; “Piccole luci” è un romantico squarcio notturno; “Il maggiordomo”, forma ameboide che diventa vita; infine trasparente scientificità in “Illusion”. “Hot Chocolate” di Adornato è allora una ricerca sempre più stringente su limiti e potenzialità della forma-colore. Anche la pittura partecipa all’evoluzione del dibattito culturale.